Elba-Corsica-Capraia: il triangolo delle plastiche!

Elba-Corsica-Capraia: il triangolo delle plastiche!

Un’isola di plastica nelle acque italiane? Purtroppo si, stiamo parlando di un’area presente nel Mar Tirreno, situata esattamente nel triangolo fra l’Isola d’Elba, la Corsica e Capraia, all’interno del Santuario dei Cetacei.

Un vero e proprio minestrone di plastica, composto da bottiglie, flaconi e bicchieri che, una volta utilizzati, vengono gettati in acqua. Il problema è che la plastica è un materiale che ha bisogno di diversi decenni per decomporsi.

Greenpeace, insieme al CNR-IAS di Genova e all’Università Politecnica delle Marche, ha iniziato a esaminare lo stato del Mar Tirreno e ha dichiarato la presenza di questa mini-isola di plastica composta da materiali di varia natura. “Quello che stiamo documentando dimostra come la plastica ormai sia ovunque, anche nelle aree che dovrebbero essere protette, come il Santuario Pelagos. In questo tratto di mare, a causa di una convergenza di correnti, si crea un hotspot di plastica che si estende in uno spazio dall’alto valore naturalistico a causa della presenza di un buon numero di cetacei. Abbiamo effettuato campionamenti con i ricercatori a bordo per verificare la presenza di microplastiche: i risultati saranno noti nei prossimi mesi” ha dichiarato Giuseppe Ungherese, responsabile della campagna inquinamento di Greenpeace Italia. “Quello che chiediamo alle aziende è di ridurre drasticamente la produzione di plastica usa e getta. Solo così possiamo salvare il mare!”

Ma non si tratta dell’unico studio effettuato sull’area. Anche Francois Galgani, responsabile dell’Institut français de recherche pour l’exploitation de la mer (Ifremer) di Bastia, aveva notato questa pericolosa striscia di rifiuti che periodicamente veniva trasportata dalle correnti. Una striscia che nel tempo si trasforma in microplastiche, ancor più dannose non solo per l’ecosistema marino ma anche per l’essere umano. Le microplastiche, infatti, vengono ingoiate da animali, scambiate per cibo e tornano a noi umani attraverso la catena alimentare. Si stima, infatti, che all’interno di ogni prodotto ittico acquistato ci sia una piccolissima, impercettibile, percentuale di microplastiche.

La situazione non è assolutamente buona e non può che peggiorare. Siamo costretti a trovare soluzioni alternative che siano in grado di eliminare l’uso della plastica dal nostro quotidiano, quanto meno la variante usa e getta. In tal senso si stanno muovendo numerose aziende e cooperative, lavorando a favore di prodotti compostabili sostitutivi.

Ma questa piccola azione non può bastare. Tutti quanti, nessuno escluso, dobbiamo iniziare a pensare e ad agire in maniera proattiva nei confronti del problema. Si tratta del nostro mondo, e – ahimè – abbiamo solo quello!