Il tema emergenza plastica è, ora più che mai, al centro delle attenzioni dei media. Sono molti i consumatori che cercano di ridurre l’impatto ambientale della propria spesa, cercando di non acquistare prodotti con plastica nei packaging, optando per prodotti senza plastica o con packaging ridotto. Nonostante questo, gli sforzi dei singoli consumatori non possono bastare a tutelare l’ambiente e mettere un freno a tutto questo abuso di plastica.
Ma partiamo dalla legislatura. A livello europeo la direttiva 2019/904 ha stabilito che a partire dal 2021 non potranno più essere immesse sul mercato stoviglie, aste per palloncini, recipienti per alimenti in plastica. Tutti questi materiali dovranno essere rimpiazzati da appositi oggetti compostabili. La Direttiva, tuttavia, non comprende ancora le bottigliette di plastica, un oggetto ben più difficile da rimpiazzare in così poco tempo. Motivo per cui è stato fissato un obiettivo di raccolta del 90% dei materiali entro il 2029 e di utilizzo di materiali riciclati al 30% entro il 2030. Un lasso di tempo decisamente più lungo ma necessario.
Guardando unicamente al territorio nazionale, in Italia questi accorgimenti sono stati già applicati da numerosi enti e istituzioni. Non è raro leggere di Università o scuole che hanno distribuito bottiglie termiche agli alunni all’inizio dell’anno accademico.
Il vero scempio, tuttavia, continua a vedersi in numerosi supermercati. Secondo un’accurata indagine di IRI Liquid Data, oltre il 30% dei prodotti LCC presenti sugli scaffali è confezionato, almeno in parte, con plastica rigida. Ebbene sì, quasi un terzo. Per tradurlo in termini economici, per ogni 100€ di spesa, circa 30€ sono destinati a prodotti confezionati con la plastica. Un vero sproposito che varia molto a seconda dei reparti di consumo.
Al primo posto si trovano detersivi e detergenti (90%), subito dopo i cibi freschi confezionati (69%). L’ultimo posto in classifica è occupato dalle bevande alcoliche, con un tasso pari a circa l’1% della spesa.
Dopo un’accurata analisi della situazione è giunto il momento di chiederci a che punto siamo adesso. La Arbi Dario S.p.A., non potendo eliminare totalmente l’utilizzo di plastica dall’imballaggio per garantire il corretto mantenimento del prodotto, si è impegnata a:
Questo porterà l’azienda a raggiungere con circa 10 anni di anticipo gli obiettivi stabiliti dalla Commissione Europea, che indica nel 2030 il termine massimo per l’uso di sola plastica riciclabile.
Un bel risultato in termini di azienda singola ma è il collettivo a dover fare la differenza!